Jyotim Convention 2014

JYOTIM Yoga Convention, III Edizione Sirmione
18-19 ottobre 2014

Nella bella cornice del Garda Village di Sirmione (BS), un’ampia struttura a due passi dal lago, sotto un sole quasi estivo sabato 18 e domenica 19 ottobre 2014 si è svolta con successo la terza edizione della JYOTIM Yoga Convention. Il M° Renato Turla e alcuni Senior Teachers si sono alternati nel proporre ai circa 250 partecipanti lezioni, workshop e approfondimenti su diversi aspetti della pratica yogica: Asana, Pranayama, meditazione guidata e rilassamento a coppie hanno dato corpo al programma della Convention, occasione di incontro, scoperta e condivisione dei valori che l’Associazione Internazionale degli Istituti di Yoga porta avanti tramite le varie personalità che la compongono.

Proprio mentre mi accingevo a iniziare questo articolo, scrivendone il titolo ho realizzato che, curiosamente, l’anagramma di “ostacolo/i” è “io ascolto”. Binomio bizzarro solo in apparenza, dato che in realtà l’accostamento è quanto mai azzeccato… in generale, come pure in riferimento al tema qui in oggetto.

Se è vero infatti che l’”ostacolo” è stato il leitmotiv della Convention, come si evince anche dai titoli che hanno scandito il susseguirsi dei diversi momenti e l’avvicendarsi dei Teachers che li hanno scelti e proposti, a mio avviso è altrettanto vero che l’”ascolto” – variamente declinato – è stato la colonna sonora dell’intero evento: un secondo filo rosso, sottile e forte al tempo stesso, riflesso e ombra del primo, a esso intrecciato indissolubilmente.

Questi i volti e le voci del programma:

sabato

  • l’ostacolo… un compagno di viaggio -> Renato Turla;
  • stare come uno scoglio nel mare -> Monica Zonca;
  • come abitare lo scoglio -> Giancarlo Pitozzi;
  • l’origine dell’espansione -> Emma Marín;
  • oltre il buio… la luce -> Marisa Obici;
  • utilizzo della parte femminile e maschile del corpo -> Nadia Cuzzani e Fulvio Nanni;
  • consapevolezza degli allineamenti -> Cesare Moretti e Stefano Bassi;

domenica

  • Pranayama e tecniche di rilassamento a coppie -> Renato Turla.

Ostacolo/i e ascolto, dunque. Perché gli uni, perché l’altro? E quale la chiave di volta?

Se si bada al “come” si fa qualcosa, il che conta più del “cosa” si fa, ecco che ogni Asana – dalla più semplice alla più evoluta, fino ad arrivare alla Asana “per eccellenza”, che è la vita, – presenta degli ostacoli, delle difficoltà, vuoi nell’eseguirla correttamente, vuoi nel mantenerla per un certo tempo. Istintivamente tendiamo a guardare l’ostacolo con sospetto e siamo portati a connotarlo in modo negativo, ma a ben vedere esso può essere invece un’opportunità, un input a cercare soluzioni, a risalire alla fonte: trovarselo davanti costringe a interrogarsi e induce all’ascolto; “ci permette di essere creativi” (ha detto il M° Renato Turla), e “affrontar[lo] – cito qui dal sito del JYOTIM – “è saper accettare l’inevitabile! È rompere l’illusione, l’abitudine; è scoprire di esserci risparmiati di mentire a noi stessi”. Del resto yoga è azione, un’azione che trascende il corpo per elevare lo spirito, non da ultimo perché “là dove si estende il corpo, così si espande la mente” (M° R. T., cit.). In questo senso l’ostacolo – come il dolore, il dolore sano di un po’ di fatica – è positivo e dobbiamo portarcelo dentro, compagno di viaggio non scelto e tuttavia – o, anzi, proprio per questo – prezioso. Ecco allora che la chiave di volta è la consapevolezza, che deriva dall’attenzione e sfocia, a livello mentale, in uno stato di “centratura”; mentre sul piano fisico si concretizza in una condizione di armonia che in un certo senso, mi pare, “imbriglia” il corpo. In apparenza forse il termine “imbrigliare” stride un po’ con l’area semantica dello yoga, che è in primis libertà; quel che voglio dire è solo che secondo me, una volta trovata l’armonia dentro una posizione – armonia che, come ripete spesso la mia insegnante Paola Polli, anch’ella membro del JYOTIM, si raggiunge quando vengono soddisfatte 3 condizioni (in questo ordine): 1) equilibrio tra i segmenti del corpo, 2) economia di energie, 3) confort – si sta bene, per cui il corpo non sente il bisogno di muoversi da lì. Ciò almeno è quel che io ho percepito e inteso , da allieva.

In ragione dell’eterogeneità dei partecipanti – tra i quali vi erano insegnanti, persone che praticavano da parecchio tempo e altre che invece erano agli inizi – sono state proposte Asana piuttosto semplici, e si è puntato tutto sul “come” eseguirle e sulla “tenuta”. Non solo ogni posizione ci è stata illustrata con dovizia di particolari, ma ci è stata per così dire mostrata dall’interno, step by step, filtrata dall’esperienza di chi la spiegava che, raccontando il suo modo di viverla, ne ha fornito una sorta di interpretazione. Questa affascinante cura del dettaglio ci ha ricordato che yoga è la magia dell’istante, dell’hic et nunc. Ostacolo e ascolto sempre a braccetto, due facce della stessa medaglia: ascolto della voce-guida del M° Renato Turla o di un Senior Teacher; difficoltà nell’individuare e nel prestare attenzione, contemporaneamente, ai tanti punti di osservazione; ascolto di sé, una sorta di viaggio nel proprio corpo; difficoltà nell’intervenire con il respiro, mai con la forza, per lenire la fatica; ascolto della posizione che, una volta raggiunta l’armonia, poteva effettivamente essere mantenuta per un certo tempo senza che ciò venisse vissuto come uno sforzo.

Se sabato ci siamo distribuiti nelle varie sale per partecipare a workshop e approfondimenti che si svolgevano in contemporanea, domenica mattina invece abbiamo praticato tutti insieme sotto la guida del M° Renato Turla. Prima Pranayama poi, dopo la colazione e un po’ di tempo libero, rilassamento a coppie. Ostacolo e ascolto (focalizzato alternativamente su di sé o sul compagno/a) di nuovo insieme, nella misura in cui lavorare con un’altra persona di per sé non è difficile, ma richiede probabilmente una “sensibilità” e un’attenzione maggiori di quelle che servono quando si devono fare i conti solo con il proprio corpo e con il proprio respiro, per intervenire correttamente nel rispetto delle caratteristiche della fisicità altrui.
Nella sala gremita si respirava una bella atmosfera, una bella energia. E, perché non dirlo?, ci siamo anche divertiti.

Qualche minuto di Shavasana ha sancito come di consueto la fine della pratica e della Convention, che si è conclusa poi propriamente con un pranzo tutti insieme, e un caloroso arrivederci alla prossima edizione.

A cura di Sara Rapa

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